1) Guido, raccontaci chi sei e cosa fai attualmente. Come sei entrato attivamente nel settore del recruitment? Qual è la tua storia?
Sono Guido Penta, ho 38 anni ed attualmente sono un Recruitment Consultant nella divisione Digital & Technologies di Adecco, la più grande Agenzia per il Lavoro italiana.
Vengo da passate esperienze in vari settori (customer care, startup, consulenza IT, ingegneria civile) e nel corso degli anni sono cresciuto professionalmente, passando da team HR più operativi, fino a ricoprire il ruolo di Customer Care Manager ed Head of HR in un’azienda di ingegneria, per poi approdare a inizio 2022 in Adecco. Ho iniziato a “verticalizzare” la mia carriera nell’IT ad inizio 2020 lavorando per un’azienda di consulenza, da lì ho sviluppato la mia passione e professionalità in questo settore.
2) Quali consigli hai per quegli head hunters che iniziano la propria carriera nel settore?
Consiglierei prima di tutto di formarsi, magari tramite un master o dei corsi di specializzazione: l’head hunting è un lavoro complesso, fatto di tante diverse sfaccettature, tecnicismi e soft skill da implementare. Si hanno tanti interlocutori diversi e bisogna imparare a gestire gli aspetti più pratici del lavoro (l’head hunting vero e proprio, i colloqui, la comunicazione con i candidati, le offerte economiche, etc) e anche quelli più legati al “business” (relazioni con i clienti, margini di trattativa, etc). Ritengo quindi che riuscire ad unire le “technicalities” del ruolo ad una crescita relativa alla propria personalità sia un’arma vincente per iniziare a gettare le basi della professione.
Altrettanto fondamentale è la capacità di costruire relazioni, network ed una propria base di contatti sin dall’inizio del proprio percorso professionale. In ultimo, ma non per importanza, imparare dai professionisti senior del settore con umiltà. E, soprattutto, darei questo consiglio: imparate ad accettare il fallimento! Può sembrare strano, ma il nostro è un lavoro estremamente emotivo.
Imparare a gestire i rifiuti dei candidati, il ghosting, l’azienda cliente che cambia le carte in tavola dall’oggi al domani o che improvvisamente ritira la ricerca sulla quale stavate lavorando da mesi e così via… imparare a gestire tutto con un “sano distacco” è una skill a mio avviso imprescindibile.
3) Se potessi tornare indietro nel tempo, all’inizio della tua carriera, quale consiglio vorresti dare a te stesso?
Consiglierei a me stesso di studiare programmazione e fare il developer! Scherzi a parte, all’inizio della mia carriera ho scelto un percorso molto in salita, in un settore (quello delle Telecomunicazioni) che mi ha dato pochi sbocchi ed ho rischiato di rimanere “impantanato” senza una significativa crescita professionale.
Solo dopo tanti anni ho deciso di sbloccarmi ed imboccare nuove strade (con qualche inevitabile “incidente di percorso” ed un CV all’epoca imbarazzante, che però mi ha portato dove sono ora). Ecco, forse consiglierei al giovane Guido di sbloccarsi prima. O, forse, sai cosa? Non gli direi nulla perché il mio percorso, nonostante le mille difficoltà, mi ha portato dove sono ora, quindi alla fine va benissimo così!
4) Com'è il mercato IT in Italia e quali sono i tool e i linguaggi di programmazione più ricercati al momento?
Il Settore IT in Italia è estremamente complesso, competitivo e sfidante. La domanda di figure tecniche supera di molto l’offerta, il turnover è alto e le retribuzioni sono, secondo me, in parte falsate da questo evidente mismatch. Di conseguenza, le aziende che non si possono permettere RAL competitive e che hanno bisogno di profili più senior rimangono spesso tagliate fuori dal mercato, con tutte le difficoltà del caso.
Ci sono poi gli ormai dibattutissimi temi riguardanti il full remote, i progetti con tecnologie obsolete, il body rental... tutto questo concorre a creare un mercato lavorativo molto difficile, e solo le aziende che sapranno adattarsi alle richieste dei professionisti saranno in grado di attrarre (e trattenere) davvero i migliori talenti.
Le tecnologie più ricercate in ambito sviluppo sono sicuramente afferenti al mondo Java, .NET, Angular (quindi sia figure backend che frontend). Estremamente richieste sono anche le figure Devops-sistemistiche, i professionisti del Cloud e Cybersecurity e del Data science/Engineering.
Personalmente penso che a brevissimo assisteremo ad una impennata di richieste in ambito Blockchain/Metaverso/NFT ed anche in ambito gaming (settore che seguo con estremo interesse e che macina miliardi nel mondo, ma in Italia stenta ancora a decollare a parte rarissime eccezioni).
5) Quanto è importante il personal branding online per un recruiter al giorno d’oggi, quali strategie consigli per accrescerlo e come vedi la piattaforma Talentwolf e le reviews giocare un ruolo nel futuro dell'industria del recruitment?
Qui tocchi un tasto a me estremamente caro: come sai su Linkedin sono estremamente attivo, di conseguenza reputo che il personal branding per il nostro lavoro sia FONDAMENTALE (ma in realtà non solo per il nostro lavoro, lo è per chiunque, in qualunque settore).
Nello specifico, parlando del nostro settore, penso che le parole chiave che tutti noi recruiter dovremmo tenere sempre a mente siano Credibilità, Fiducia, Professionalità e Coerenza. Dobbiamo essere credibili agli occhi dei vari attori con i quali ci interfacciamo tutti i giorni (candidati, clienti, network professionale), dobbiamo trasmettere fiducia alle persone con le quali entriamo in contatto ed esprimere professionalità, che sia in un annuncio di lavoro, un post su Linkedin o un colloquio.
Linkedin è il posto migliore, ovviamente, dove potersi “esercitare” tutti i giorni per costruire un personal branding coerente con la propria professionalità. Il tono di voce, espressione cara al marketing, va costruito con coerenza ed in base al proprio modo di essere, senza artificiosità o falsità!
Le reviews sono uno strumento importantissimo per il nostro personal branding: ci aiutano a dare valore al nostro lavoro quotidiano ed aiutano candidati e clienti a fornire una visione reale del nostro operato. Talentwolf, nello specifico, mi aiuta ad avere un benchmark con colleghi e colleghe di altre aziende, aiuta a migliorarmi ed inoltre adoro leggere le recensioni di professionisti/e di altre nazioni per avere un altro “point of view” rispetto al lavoro dei/delle recruiter.
Ho un’idea forse un pò “romantica” del mio lavoro e del recruiting, quindi chiedo una recensione solo a persone che ho aiutato realmente (a ricollocarsi, a rivedere il proprio CV o il proprio profilo Linkedin) e con le quali ho instaurato un rapporto amichevole ma allo stesso tempo professionale. Niente recensioni fake, inventate o richieste massivamente ai miei collegamenti: ne preferisco poche, ma di qualità e veritiere!
6) Quali sono gli strumenti di marketing e organizzazione che ogni recruiter dovrebbe avere installato sul proprio pc e telefono?
Sicuramente a livello puramente operativo un ATS aiuta moltissimo, soprattutto se i CV da gestire sono davvero tanti. Automatizzare alcuni processi a basso valore aggiunto, poter pubblicare un annuncio di lavoro su varie piattaforme contemporaneamente, avere un ambiente collaborativo dove poter lavorare in team aiuta enormemente il nostro lavoro e ci consente di concentrarci sui task fondamentali, ovvero le relazioni con i candidati e le aziende clienti.
Personalmente adoro i tool organizzativi come Trello/Asana, sono un fan del lavoro agile e cerco di applicarlo nel mio piccolo ove posso. Excel è un amico ormai di lunghissima data, assieme ovviamente a Linkedin Recruiter. Ho inoltre un banale spazio note sullo smartphone dove appuntarmi idee per scrivere dei post su Linkedin e consiglio la app di Canva per rifare il look al CV, estremamente intuitiva e semplice.
7) Qual è il consiglio principale che dai alle persone attualmente in cerca di lavoro, per aiutarle a diventare più appealing sul mercato?
Rileggere la risposta alla domanda 5 più volte e farla propria! Siamo nell’epoca dei social, tutto è online, pubblico ed accessibile a (più o meno) chiunque. Costruire quindi una propria immagine credibile su Linkedin, partecipare in maniera attiva e positiva alle discussioni sulla piattaforma con commenti, domande e riflessioni costruttive può sicuramente portare un vantaggio competitivo sul mercato.
Evitare ASSOLUTAMENTE (non solo su Linkedin, ma in generale su tutti i social) di esprimersi in modo offensivo o aggressivo, a maggior ragione se si tratta di temi delicati, come quelli sociali, politici e così via. La libertà di opinione è sacrosanta, ma è fondamentale utilizzare sempre toni rispettosi e costruttivi.
Inoltre, rivedere il proprio CV, profilo Linkedin e lettera di presentazione almeno una volta l’anno per aggiornarli, arricchirli e “ristrutturarli” è sempre una cosa buona da fare.
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