Se ti dicessi che la maggior parte delle tue decisioni (professionali e personali) non sono frutto davvero di ciò che tu pensi ma del conformismo sociale mi crederesti?
E se volessi davvero esagerare ora, e ti dicessi che il conformismo sociale non è poi tanto male se serve per migliorare il personal branding di un Recruiter?
Penseresti che sto dicendo una fandonia, o forse no.
Uno degli psicologi sociali più importanti del 900 Solomon Asch e il suo predecessore Muzafer Sherif, dimostrarono che, quando le persone sono in dubbio se dare o meno un giudizio si affidano a quello di altre persone, utilizzandolo come punto di riferimento.
Se ci pensi questa cosa potrebbe avere un senso logico, del resto se non sono sicuro di qualcosa provo ad affidarmi o a prendere come termine di paragone ciò che pensa qualcun altro. Ma, se fossi davanti a informazioni oggettive (qualcosa di assolutamente inequivocabile), cosa succederebbe?
Asch dimostrò attraverso il suo esperimento che, nonostante risposte palesemente sbagliate, più del 50% rispondeva in modo errato in quanto influenzato dagli altri.
Cosa ci insegna il suo esperimento?
Le persone per loro natura tendono ad imitare gli altri e, per quanto ognuno di noi possa assolutamente negare questo concetto, il processo è del tutto inconscio.
Le condivisioni di un determinato contenuto sul web, il numero di follower, i likes e le recensioni, contribuiscono a costruire quella struttura “rassicurante” che è la riprova sociale.
Tra i maggiori meccanismi di aggregazione di opinioni (e di conformismo) vi è appunto quello della recensione.
Recensione.
Starai già pensando ad Amazon, vero? Questo perché la multinazionale americana ha praticamente creato un impero sulla logica alla base di questo meccanismo. Se ci pensi bene, prima di Amazon le recensioni non avevano il potere che hanno ora, erano poco utilizzate e ci si affidava esclusivamente al giudizio di esperti presenti su riviste specializzate.
Ma esse ormai rientrano a pieno regime tra i principali strumenti di persuasione, in quanto il loro potere risiede proprio negli studi che ti ho menzionato prima: nel momento in cui esitiamo di fronte ad una decisione tendiamo a copiare il comportamento o le scelte degli altri.
Questo significa che, per il tuo potenziale cliente che atterra sulla homepage di Talentwolf, trovare le recensioni di un altro utente simile a lui che si dimostra esplicitamente soddisfatto dei tuoi servizi non può che rappresentare una forte e inequivocabile spinta verso la conversione!
Questi elementi concorrono a fornirti un certo tono e dunque al tuo stesso brand.
Sai infatti quanto la web reputation e il personal branding sia ormai alla base di quasi tutte le figure professionali e, far emergere segnali positivi online, renderà la tua professione da Recruiter ancora più appetibile facendoti notare con più facilità da nuove aziende e nuovi datori di lavoro.
Ma non solo. Potrebbe essere l’occasione giusta per comprendere davvero cosa pensa un candidato/cliente e trarne benefici per migliorare sé stessi e la propria professione.
Un dialogo costruttivo gioverebbe all’intera community perché, se ben utilizzato, permetterebbe di diffondere una cultura nuova fatta di dialogo, rispetto ed opportunità.
Perché scegliere Talentwolf?
Il Recruiter che guarda al futuro sa quanto sia importante fare di sè stessi il proprio personale capolavoro ed è per questo che Talentwolf ha creato una piattaforma innovativa che promuove il dialogo, la trasparenza ed il confronto permettendo ai professionisti HR di sviluppare il proprio personal branding e migliorare i propri servizi professionali, grazie all’interazione diretta con l’utente finale.
Del resto Jeff Bezos, amministratore delegato di Amazon, affermò: “Il tuo brand è quello che la gente dice di te quando non sei nella stanza”.
… E se questa stanza fosse online, perché non sfruttarla per capire cosa migliorare e in che direzione andare?