Realtà virtuale nelle HR: nuovi utilizzi e prospettive future

By Fabio Caragliano

Realtà virtuale, visori di realtà aumentata, giochi immersivi... La selezione dei candidati con gamification e il recruiting virtuale sono oggi uno scenario tutt'altro che improbabile, grazie all'uso sempre più diffuso della tecnologia della realtà virtuale nelle HR.
 
Se non sai di cosa stiamo parlando, questo articolo sarà una vera e propria rivelazione.
Ma prima di iniziare a vedere insieme i più curiosi e futuristici utilizzi della realtà virtuale, facciamo un distinguo tra AR (augmented reality) e VR (virtual reality, quella di cui parleremo).
Dopodiché andremo a vedere come le HR possono beneficiare di questa tecnologia che si usa nei videogiochi e nell’aeronautica, ma che si sta espandendo in sempre più settori.

 

Differenza tra AR&VR

 

Molto semplicemente, la AR è una augmented reality, ovvero un potenziamento della realtà esistente. Ad esempio, attraverso un apposito visore è possibile abbinare dei file multimediali alla visione “naturale” che abbiamo a disposizione grazie ai nostri occhi.

 

Immagina degli occhiali da indossare negozio fisico, che consentono di visualizzare i prezzi dei prodotti in sovraimpressione, semplicemente guardandoli. Hai visto i film di Iron Man? La AR è integrata nella sua tuta intelligente.

 

Invece la VR è un'immagine, un video o un’ambientazione con cui l'utente può interagire, come se vi fosse immerso.

La realtà virtuale (VR) può essere fruita usando lo schermo di un qualsiasi dispositivo che consente di navigare nello scenario virtuale proposto, oppure attraverso un visore, per garantire un'esperienza ancora più immersiva.

 

Tecnologia largamente utilizzata nel settore immobiliare, dove è possibile vedere una casa senza dovervi necessariamente entrare, girando tra le stanze e guardandosi intorno nell’ambiente ricreato virtualmente, oppure catturato con fotografie a 360°.

 

 

Quello di cui ancora si sente parlare poco è l'utilizzo della tecnologia VR nel processo di recruiting.





 

La realtà virtuale nelle HR: usi possibili

 

La tecnologia della realtà virtuale si sta facendo strada in diverse fasi del lavoro delle HR.

Compare nel training di nuovi dipendenti, ma anche nel processo di recruiting o in altri momenti definiti in cui si possa ricreare un ambiente di simulazione, e in cui questo abbia una ricaduta diretta sulle risorse umane.

Ad esempio, esiste un programma di realtà virtuale per il recruiting che chiede ai candidati di risolvere un puzzle in un ambiente di simulazione. Il risultato consente di mostrare ai recruiter o alle aziende che utilizzano il programma i punti di forza e di debolezza dei candidati.

Da una simulazione monitorata si vede infatti più chiaramente la capacità di decision making e di problem solving del singolo, e volendo si evince anche la capacità di lavoro in team.

Un metodo originale e smart per misurare le soft skills.

Tutto ciò, utilizzando un gioco che si crea una volta sola e può venire inserito come procedura di recruiting standard. 

 

Sembra fantascienza? E invece è proprio quanto è stato fatto dal Lloyds Banking Group per valutare il successo del suo Gratuite Leadership Program.

 

Questo esempio ci fa capire come la fantasia del recruiter influenzi molto l’efficacia e i campi di utilizzo della singola tecnologia.


Ma proviamo a isolare alcuni degli utilizzi più diffusi della realtà virtuale nelle HR, con i relativi vantaggi e opportunità per il futuro del settore.

 

1) Far sperimentare ai candidati il posto di lavoro

Durante il processo di recruiting, i candidati trascorrono diverso tempo nel posto di lavoro per valutare i vantaggi e gli svantaggi della posizione lavorativa per cui si sono candidati. Un ambiente simulato attraverso la realtà virtuale può aiutare i candidati ad avere chiaro in mente a cosa andranno incontro.

Ma soprattutto, ci si potrà candidare senza l'angoscia di doversi recare fisicamente nel posto di lavoro. Un esempio di applicazione lo abbiamo dalla compagnia Jet.com, o dalla catena di supermercati statunitensi Walmart, che consentono ai propri dipendenti di “provare” a lavorare nel reale ambiente dell’azienda.

Una sorta di periodo di prova… ma virtuale!

2) Usare la gamification per candidarsi a una posizione lavorativa

 

Il processo di selezione di una nuova risorsa per la propria azienda mette in atto dei meccanismi competitivi, caratteristica che il recruiting ha in comune con i giochi.

Quindi, perché non far combaciare i due campi?

Ecco che arriva la “gamification”, una pratica che in italiano si tradurrebbe con “rendere un gioco”.

Prendiamo ad esempio il candidato che vede una posizione di suo interesse e inizia a riempire dei form con le proprie informazioni personali e professionali, o risposte a domande mirate.

Un’attività che porta via ai candidati molto tempo e che spesso non consente di ottenere tutte le informazioni che servono per la selezione.

Buona notizie: il processo può essere reso interattivo attraverso la gamification, cioè trasformando la richiesta di informazioni in una sfida o un gioco.

È presto per definirlo un trend del recruiting, però sul mercato lo fa già ActiView, una startup israeliana che usa la tecnologia VR per inquadrare le diverse abitudini dei candidati, o almeno quelle che possono avere una ricaduta sul loro modo di lavorare.


3) Fare training ai propri dipendenti

Tutti gli educatori e formatori lo sanno: il training migliore è caratterizzato dall'immersività. Il grado di coinvolgimento della persona sotto training incide infatti fortemente sulle sue capacità di immagazzinare informazioni rapidamente e in modo durevole.

 

Quindi, perché non sfruttare la realtà virtuale anche per i training task?

 

Il Toyota’s Research Institute (TRI) ci ha dimostrato che il training attraverso realtà virtuale può essere applicato ai robot per insegnare loro i lavori domestici, e l’applicazione sugli umani già avviene in ambienti aeronautici, ad esempio, con le simulazioni di volo.

4) Fare training sulle misure di sicurezza

 

Laddove il rischio aziendale si annida in molti posti diversi, è evidente che un training sulle misure di sicurezza non può essere che teorico.

Cosa succederebbe invece se si potesse dimostrare in modo pratico come si gestiscono macchinari complessi, o sostanze chimiche pericolose, oppure come si utilizza un determinato DPI?

 

La virtual reality può aiutare anche in questo senso, simulando le procedure di sicurezza in ambiente virtuale e dando dei feedback che qualora queste non vengano rispettate correttamente. 

 

Inoltre in un ambiente virtuale si possono indossare alcuni determinati dispositivi di protezione individuale; questo dà un'idea più chiara ai dipendenti della protezione che questi forniscono e di come ci si muove quando li si indossa.

 

Infine, si può mostrare come comportarsi in caso di emergenze, incendi o altri disastri naturali.

 

Siamo alle primissime fasi storiche dell'utilizzo della realtà virtuale nelle HR, ma chissà che sorprese ha in serbo il futuro.